"Torniamo umani"


Care ragazze e cari ragazzi, cari colleghi e care colleghe,

 

la RETE delle scuole per la pace e l'accoglienza vi dà il benvenuto a questa giornata di riflessione, rivolgendovi subito un accorato Appello:  

                                              “Indignatevi!”, “scandalizzatevi!”.

Ce l'ha insegnato Vittorio Arrigoni, il giovane giornalista, cui è dedicato lo spettacolo teatrale di oggi, che ha pagato con la vita la sua lunga amicizia col popolo palestinese.

Ma ancor meglio l'ha detto papa Francesco poco tempo fa nel corso di un incontro coi movimenti popolari: “Il dramma è quando non ci si vergogna più di niente”, è la impermeabile indifferenza nei confronti delle condizioni di intollerabile ingiustizia, miseria, oppressione, violenza in cui larga parte dell'umanità vive.

Tali condizioni sono le cause principali dei processi migratori che investono il mondo. Entro il 2050 – e voi ne sarete testimoni- se non si riuscirà a cambiare il corso dei processi storici- saranno oltre  250 mln i migranti, che tenteranno di sfuggire alla povertà, alle guerre, ai cambiamenti climatici: l'equivalente di mezza popolazione europea in fuga alla ricerca di condizioni elementari di sopravvivenza.

L'appello della RETE delle scuole per la pace e l'accoglienza vuole allora porre al centro della nostra riflessione critica il tema della corresponsabilità intersoggettiva.

Si è responsabili di ciò che facciamo, ma anche di ciò che non facciamo e che si lascia che venga fatto da altri.

Oggi siamo chiamati a rispondere ad una sfida che ci proviene da coloro che sono sistematicamente e legalmente spogliati del loro essere uomini, per le guerre fomentate, i regimi dittatoriali sostenuti, le armi trafficate, la miseria provocata.

Ma costoro non sono spettri o fantasmi, si tratta di persone in carne ed ossa, con idee, umori, sogni, addirittura un cervello pensante. Sono invisibili perchè c'è chi si rifiuta di vederli, o viene convinto in virtù di abili e spregiudicate campagne mediatiche a non volerli vedere, a fermarli, a rinchiuderli fuori dal nostro perimetro esistenziale, dai nostri diritti, in grandi lager, in cui viene negato il loro diritto alla vita, in quanto additati come minaccia e causa della nostra crisi, del lavoro che non abbiamo, delle case che non abitiamo, dei furti che ci affliggono.

E' compito della scuola allora sottolineare che l'emergenza umanitaria e culturale odierna è rappresentata dal fatto che la nostra civiltà deve sentirsi profondamente interrogata da coloro che vengono sempre più rappresentati come scarti umani, e che ci è imposto un ripensamento collettivo di priorità, interessi, destini.

Non ci troviamo in un pianeta lontano, né in un film a lieto fine: come potrebbe non riguardarci ciò che avviene sulla terra che calpestiamo?

Da spettatori di un naufragio rischiamo di diventare naufraghi senza più spettatori.

Dal nostro modo di rapportarci verso i migranti e ogni persona a suo modo diversa, ne va della nostra umanità: il processo di disumanizzazione in atto, che si alimenta di forme sempre più intollerabili di razzismo, xenofobia, omofobia, misoginia e disprezzo per tutte le forme di esistenza, abitudini, tradizioni, scelte, stili di vita differenti, richiama la scuola a svolgere con grande consapevolezza il compito dettato dalla Costituzione italiana: l' educazione ad una umanità piena, rispettosa della dignità di ogni essere umano e di ogni differenza (etnica, religiosa, sessuale, sociale, economica), accogliente, impegnata nella comunità.

Oggi la scuola può svolgere la sua funzione sociale ed il  suo compito civile se investe sulla “moralità del sapere”: se il sapere nasce dall'incontro e dalla contaminazione di popoli, culture, tradizioni, nel corso dei millenni,  la moralità del sapere individua oggi nella necessità di ricostruire legami di riconoscimento  dell'altro, il suo compito primario.

“Restiamo umani”, scriveva il giornalista Arrigoni, “Torniamo  umani”.

Indigniamoci e poi impegniamoci