L’attacco alla democrazia in Myanmar

Giovedì 15 Aprile si è tenuto nel nostro Liceo un incontro a distanza per capire ciò che sta accadendo in  Myanmar. Penso di parlare a nome di tutti gli studenti delle dodici classi che hanno partecipato all’incontro, affermando che è stato un momento molto toccante e di crescita personale. Ci siamo sentiti abitanti del Myanmar nell’ascoltare tutti i racconti di chi il Myanmar conosce bene e in Myanmar ha  vissuto e ha provato sulla propria  pelle cosa davvero è l’ingiustizia.  

Dopo il colpo di stato del 1 Febbraio u.s. ora Aung San Suu Kyi, la vera vincitrice delle elezioni di novembre 2020 , si trova agli arresti, ma la magia delle parole e dei racconti ha fatto in modo che fosse lì con noi attraverso, ad esempio,  le parole della grande amica Albertina Soliani che è anche un ex Senatrice Italiana,  vice presidente dell’ ANPI e presidente dell’Istituto Cervi oltre ad essere  membro dell’Associazione amicizia Italia Birmania Giuseppe Malpeli. 

Fondamentale è stato l’intervento del secondo relatore Federico De Ponti, giovane professore di Italiano e Latino e membro dell’Associazione amicizia Italia Birmania, che ci ha spiegato in modo preciso e diretto tutto ciò che c’era da sapere sulla storia di questo splendido paese e della sua guerriera della democrazia Aung San Suu Kyi. 

Ha chiuso la lista dei relatori l’insegnante di Inglese anglo birmana Virginia King, che è riuscita a trasmetterci, attraverso alcuni racconti e foto, ciò che sta accadendo proprio in questi giorni e il sentimento di speranza verso un futuro di democrazia.  

Dopo la lettura del discorso elettorale di settembre 2020 di Aung San Suu Kyi, noi studenti abbiamo avuto l’opportunità di fare domande ai relatori. 

Ci tengo a ringraziare tutti i relatori per il tempo che ci hanno dedicato; la professoressa Marchesini e il professor Monica per aver reso possibile questo incontro. 

Invito tutti a cercare la storia di Aung San Suu Kyi per non dimenticare mai che la libertà e la democrazia non sono sempre garantiti; bisogna lottare per ottenerli e continuare a difenderli! 

Vorremmo coltivare il nostro prezioso appezzamento di terra che, recintato e ripulito, sta emergendo dall’abbandono selvaggio per assumere le sembianze di un giardino,  per renderlo sicuro e piacevole con alberi che danno ombra, frutti, fiori e vegetazione lussureggiante. In caso di cicloni imprevedibili, come Covid-19, i giardinieri devono assumersi la responsabilità di utilizzare le risorse disponibili con la rettitudine di scopo, saggezza e perseveranza per garantire il minor danno possibile al giardino . Vorremmo che la gente fosse fiduciosa che “mai più la nostra terra tornerà allo stato selvaggio.

(Aung San Suu Kyi – discorso elettorale settembre 2020)

Matteo Mariotti 3E

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Questo giovedì abbiamo avuto il piacere di poter ascoltare tre testimonianze che ci hanno permesso di conoscere e trattare approfonditamente le storie del Myanmar e di Aung San Suu Kyi, una donna che da anni si batte per una democrazia libera e pacifica, armata di tenacia e coraggio. A guidare l’incontro è stata l'ex Senatrice Albertina Soliani che, aiutata dalla professoressa Virginia King e dal professor Federico de Ponti, ci hanno fornito un quadro completo della travagliata storia di questo paese attraverso le loro esperienze come membri attivi dell’associazione Amicizia Italia Birmania.

“La libertà non è affatto scontata e noi per primi dobbiamo impegnarci a difenderla sempre, anche quando non siamo direttamente interessati da eventi catastrofici e degradanti come la dittatura che da oltre 50 anni sta flagellando il Myanmar”; questo è il messaggio che l'ex Senatrice ha voluto lanciare a noi ragazzi, per stimolare il nostro spirito critico e la nostra coscienza civile.

Il professor Federico de Ponti ha avuto modo di raccontarci le battaglie di uno stato composto da oltre 135 etnie differenti a partire dall’indipendenza acquistata dall'Inghilterra, fino alla spietata dittatura che regna sovrana dall’omicidio di Aung San, padre di Aung San Su kyi.

Infine la professoressa Virginia King, di origini Birmane, ci ha mostrato le foto di ragazzi giovanissimi, che hanno deciso di sacrificare la loro vita pur di riconquistare la libertà per la quale Aung San Su Kyi aveva combattuto prima di venire arrestata questo febbraio in seguito all’ennesimo Golpe da parte dei militari.

L’incontro è terminato con la constatazione da parte di Albertina Soliani che, nonostante l’impegno di Aung San Su Ky, l’ombra della guerra civile potrebbe essere alle porte; una guerra, un massacro che potrebbe essere evitato se solo i militari si decidessero a compiere un passo indietro.

Pier Paolo Tanzi 5E