Appunti di viaggio


Sono passati già alcuni giorni dal nostro ritorno dal Viaggio della Memoria in Bosnia ed Erzegovina e questo intervallo di tempo ci ha permesso di riflettere su ciò che abbiamo compreso e sentito per poter comunicare i nostri sentimenti e quelli dei testimoni diretti che abbiamo avuto la fortuna di incontrare.

Siamo partiti il 21 ottobre, eravamo ottanta ragazzi provenienti da scuole diverse (Romagnosi,Ulivi, Marconi e San Vitale) accomunati dalla voglia di conoscere una terra a noi così vicina, ma allo stesso tempo, così lontana.

La nostra prima tappa è stata Mostar, la città dei ponti; qui abbiamo incontrato la scrittrice Enisa Bukvic che ci ha accompagnato nella visita della città che si è conclusa con un pranzo tipico in compagnia di studenti della nostra età, con cui ci siamo confrontati e abbiamo stretto amicizia.

Ci siamo poi spostati a Sarajevo, città che dopo un assedio di quasi cinque anni si è risollevata dalle sue macerie. Durante la nostra permanenza abbiamo avuto modo di conoscere meglio la città e la sua storia tramite le testimonianze dirette dei sopravvissuti di ogni età e le visite ai luoghi più significativi come il municipio, la biblioteca, la moschea e i vari musei.

L'ultima tappa è stata Srebrenica, luogo di forte impatto emotivo a causa dei segni ancora evidenti della guerra e del genocidio del 1995. È stata importante la testimonianza e le forti emozioni delle persone che abbiamo incontrato, che hanno visto con i propri occhi quel massacro.

Questo viaggio ci ha cambiato.

Ci siamo resi conto di come la guerra ha stravolto questa terra, sia dal punto di vista geografico che da quello umano e sentimentale. La mancanza di fiducia nel vicino che la gente del posto sta cercando di superare, ad esempio attraverso il ponte che è stato costruito a Mostar per ricongiungere la parte della città musulmana a quella cattolica, è frenata della divisione geopolitica della Bosnia Erzegovina che è divisa in tre principali regioni (Croato-bosniaci, bosniaci musulmani e serbo-bosniaci) ognuna rappresentata da un partito politico differente. Tuttavia, siamo rimasti impressionati da come in questa nazione etnie e culture diverse convivano assieme molto più facilmente rispetto ad altri stati europei.

Parlando con le persone del luogo abbiamo notato come nel raccontare ciò che è stata la guerra cerchino di allontanarsi da ciò che hanno vissuto, spesso evitando di riportare i momenti più dolorosi, anche se fondamentali. Inoltre, ci ha stupiti come i giovani bosniaci non siano informati o non abbiano la possibilità di confrontarsi con chi ha vissuto la guerra poiché gli adulti vogliono dimenticare.

 

Al nostro ritorno ci sentiamo di dire che è necessario che tutti conoscano in modo più approfondito ciò che è successo in Bosnia Erzegovina e che se ne parli di più, dentro e fuori la scuola. Per questo il viaggio che abbiamo affrontato è di fondamentale importanza.

Attraverso questa esperienza ci vogliamo rendere portatori di voci, emozioni e conoscenze di un popolo che ha una storia da raccontare e una lezione da insegnarci: le differenze non sono un punto debole da cui scaturisce conflitto, ma un punto di forza che unisce.

 

Hvala Bosnia, da parte di tutti noi!

 

Emma Benecchi, Sara Napolitano, Chiara Zolesi 5E

Viaggio in Bosnia-Erzegovina