A Canicattì...e stavolta non è solo modo un modo di dire


Proverbialmente citata  come esempio di luogo remotissimo, Canicattì (AG) è diventata per noi una realtà vitale tutta da scoprire. Dopo il primo felicissimo incontro a Parma nello scorso novembre, abbiamo consolidato l’amicizia con i compagni del liceo “Foscolo” di Canicattì andando a trovarli, dal 18 al 23 febbraio 2019, nella loro bellissima terra ed approfittando della straordinaria ospitalità delle loro famiglie.

Un po’ assonnati ed intontiti per il volo mattutino, siamo atterrati all’aeroporto di Palermo, dove la prima delle molteplici sorprese ci stava già attendendo: un comitato di benvenuto costituito proprio dagli amici quali avevamo condiviso la settimana parmigiana all’inizio dell’inverno.   Frasi come «Picciò! Da quanto tempo! Come state?»riecheggiavano per l’intero edificio accompagnati da calorosi abbracci. Così, da due gruppi separati, siamo divenuti un’unica comitiva diretta alla prima tappa del tour: il centro storico di Palermo ed il giardino botanico della città, con le sue meravigliose piante esotiche e secolari. La visita prevedeva ovviamente anche una sostanziosa pausa pranzo con presso una famosa tavola calda, dove abbiamo assaggiato il primo (spoiler: sarà seguito da molti altri) piatto fritto siciliano del viaggio: le panelle, una sorta di farinata di ceci fritta.

Il giorno seguente, dopo una colazione abbondante a base di ravioli dolci, fritti e ripieni di ricotta, abbiamo visitato un paio di paesini nei dintorni di Canicattì: Naro, una manciata di casette incastonate su di una collina su cui svetta il Castello di Chiaramonte, e Campobello di Licata, dove ci è stata offerta l’opportunità di visitare gli stabilimenti di produzione del rinomato Cristo di Campobello, il vino locale. Al contrario di ciò che lo scarso numero di turisti in queste località potrebbe suggerire, in esse si celano perle di una rara bellezza, come la meravigliosa chiesa di San Francesco in stile rococò. In particolare, proprio Naro, conosciuta prevalentemente perché paese natale del noto membro del trio di cantanti Il Volo, Piero Barone (al quale è perfino dedicata una stanza del castello), risulta ricchissima di opere di notevole importanza artistico-culturale.

Mercoledì, invece, è stata la giornata riservata a Canicattì, dove abbiamo visitato il liceo dei nostri amici siciliani, i quali poi ci hanno guidato nel percorso pomeridiano a piedi alla scoperta dei luoghi d’interesse turistico della città, come chiese e abitazioni settecentesche. Il pranzo libero ci ha poi permesso di gustare altre specialità locali, come l’immancabile cannolo, la cassata, gli/le arancini/e… A proposito del genere grammaticale di questa pietanza, ci è stata narrata l’antica novella dello scontro tra le due scuole di pensiero siciliane, nella quale vediamo schierati i palermitani a difesa del nome femminile, mentre i catanesi parteggiano per il maschile. A noi forestieri basti conoscere una preziosa regola che ci risparmierà molte grane: «Mai ordinare un arancino a Palermo o un’arancina a Catania!». Fortuna che Canicattì è terra neutrale, dove si accettano entrambe le versioni!

Gli ultimi giorni di permanenza sono stati dedicati, invece, alla visita di Agrigento e ai saluti finali. Giovedì abbiamo, infatti, visitato i meravigliosi templi agrigentini e la bianchissima falesia nota come “Scala dei Turchi”, i simboli della città. Lì, mentre scattavamoterabyte di future foto profilo e riserve di post Instagram per i prossimi due anni, le prof ci hanno messo al corrente di una sconcertante novità: l’Etna si era improvvisamente risvegliato e la sua attività avrebbe potuto minacciare il nostro viaggio di ritorno con partenza da Catania. «Riusciranno i nostri eroi a tornare a casa indenni?»si chiedevano i genitori preoccupati, ignari del fatto che la maggior parte di noi sarebbe rimasta in Sicilia anche qualche giorno in più…

Così purtroppo non è accaduto! Infatti, l’Etna ha ben presto cessato di “piangere lapilli” per la nostra partenza imminente. Quindi, dopo aver assistito ad un emozionante spettacolo del gruppo di teatro della scuola e aver festeggiato tutti assieme l’ultima sera, abbiamo preparato i bagagli e siamo tornati a Parma, sani e salvi, ma con i limpidi cieli ed i sapori della Sicilia ancora vividi nella memoria.

Per concludere, non mi resta che ringraziare nuovamente di cuore tutti i ragazzi, le loro famiglie ed i prof che si sono prodigati per la realizzazione dello scambio. In particolare, grazie alla carissima prof Portalone, l’ideatrice di un progetto che ci ha permesso di incontrare persone così lontane, ma al contempo così simili (e simpatiche ovviamente!). L’esperienza è consigliatissima e si ripeterà in futuro anche con la partecipazione di altre classi degli stessi licei.

As vedema prést ragas(Etna permettendo!), un saluto dai vostri amici polentoni!

Elisabetta Ellettari (4^F)