10 novembre 1944

 Il giorno 10 stesso verso le ore 8 del mattino, notai un movimento insolito nella corsia delle celle. Ottenni di uscire unitamente a mia moglie, nel corridoio intercomunicante con tutte le celle, vidi un cappellano militare uscire dalla cella di un condannato ed entrare subito nella cella di Giacomo, che si trovava a pochi passi dalla mia e da quella di mia moglie.

Dopo circa un quarto d’ora uscì il cappellano, seguito a breve distanza da Ulivi, il quale sereno e tranquillo, come era suo solito, a passi fermi si avvicinò a me e a mia moglie, e ci disse: mi hanno avvisato che fra breve sarò fucilato.

Rimasi esterrefatto; mi sembrava impossibile, essendo oramai fattasi strada nel mio cervello la possibilità della sua uscita dal carcere, appunto seppi poi che per ritorsione era stato scelto come già dissi in precedenza, per essere fucilato

Anche in quell’occasione ebbi la riconferma del coraggio di questo giovane ragazzo, che con indifferenza aveva appreso della sua condanna e tranquillamente si apprestava al supplizio.

Dopo breve un plotone di militi delle brigate nere si avvicinò, ricordo bene che Giacomo si tolse tranquillamente il soprabito, e con voce calma e tranquilla mi disse: "Tanto non mi servirà più"; poi visto che il plotone di esecuzione si avvicinava a noi per condurlo via, mi abbracciò e baciò, salutò mia moglie, e ci disse:"Forse voi vedrete un mondo migliore", gli strinsi ancora la mano, confortandolo, sebbene dimostrasse chiaramente di non averne bisogno: e mentre scendeva la scala che lo portava in cortile, girò lo sguardo continuamente verso di me sorridendomi, serenamente.

Dopo mezz’ora seppi dai custodi del carcere che l’esecuzione aveva avuto luogo in Piazza Grande, precisamente alle ore 10.

Pensai tanto a questo tristissimo episodio, e tuttora quando rivedo con somma commozione e penso al doloroso distacco dal mio caro Giacomo, mi rendo conto di quanta gratitudine noi tutti siamo debitori, a questi eroi che combattendo ad oltranza il fascismo, perdendo la vita da eroi, in quei tristissimi giorni, in cui il mondo intero viveva ancora sotto l’incubo delle loro barbarie. Loro, i “CADUTI” sono stati la nostra fiaccola che ha saputo illuminare ancora la via del dovere e del sacrificio per la cosa più sublime che esista al mondo: la libertà.